Misofonia: cos’è, cause e rimedi di questo disturbo

La misofonia (il cui significato è odio del suono, in greco) è un disturbo che consiste nell’intolleranza di alcuni soggetti a determinati suoni. Questo fastidio è tale da scatenare nel soggetto delle reazioni emotive quali rabbia o stati di ansia e panico. Poco conta se il “rumore” in questione sia forte o debole, sono le sue peculiarità acustiche a infastidire il soggetto. I suonifastidiosi” sono specifici, emessi da altre persone o da cose.

La particolarità di questo disturbo fa sì che ancora oggi non sia ben compreso dai medici, pertanto la ricerca scientifica continua. Per alcuni sarebbe da mettere fra i disturbi dell’orecchio come l’iperacusia. Quest’ultima però consiste nell’elevata sensibilità ad alcuni suoni, ma di tipo diverso e sono innocui per la maggior parte delle persone, senza dare luogo a manifestazioni come la misofonia. Molti associano la misofonia a disturbi più legati alla psiche cognitivo comportamentale che all’udito.

In base a come il medico cataloga la malattia e quindi allo specialista a cui ci si rivolge, possono essere definite cause e terapie diverse. In questo senso il primo passo è chiedere consiglio al proprio medico di base comprendendo a che tipo di specialista rivolgersi.

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Cause della misofonia

Una delle cause più probabili di questa patologia è un disordine a livello neurologico legato ad esperienze del passato: un suono specifico viene associato negativamente a una situazione ( anche a livello inconscio) e induce nel paziente rabbia o atti violenti. Come i disturbi psichiatrici anche questo problema può manifestarsi in qualunque momento.

Cosa ben diversa è l’iper sensibilità che spesso denota un danno all’apparato vestibolare. In sostanza, ogni persona ha una soglia di tolleranza all’intensità dei suoni (con udito nella norma). In pazienti affetti da recruitment tale tolleranza si abbassa, inducendo il paziente a pensare di avere un udito finissimo, quando invece ha un problema spesso associato all’ipoacusia.

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Misofonia sintomi e specificità

Quando la persona sente i suoni che le danno particolarmente fastidio reagisce in modo anomalo, agitandosi, arrabbiandosi dando luogo ad episodi di aggressività se il suono non si interrompe o se la persona non riesce ad allontanarsi a sufficienza dalla fonte del rumore. Non di rado si manifestano anche attacchi di panico e ansia.

Ogni soggetto può essere particolarmente infastidito da suoni differenti. I rumori più comuni che, a quanto pare, fanno scattare la maggior parte dei misofoni sono: i suoni nasali, come il russare e il singhiozzare; rumori fatti con la bocca quando si mangia, il pianto o i mugugnii dei neonati, il verso di alcuni animali (uccelli, rane, cani), lo scricchiolio delle articolazioni o i rumori del corpo in generale, suoni ambientali come quello del telefono che squilla, delle lancette dell’orologio, dell’accartocciarsi di bottiglie di plastica ecc. Tutti suoni presenti nella vita di ognuno di noi. Ecco perché è un disturbo molto limitante.

Le principali complicazioni che si possono avere con la misofonia sono di tipo sociale. La persona che ne soffre tende ad evitare il suono fastidioso anche a costo di rinchiudersi in casa e isolarsi. Tale condizione può facilmente portare il soggetto ad essere vulnerabile nei confronti di altri disturbi della psiche.

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Cura e terapia della misofonia

Ad oggi non c’è alcuna terapia specifica che riguardi questa malattia. In base a come essa viene catalogata, viene curata con terapie del suono o con la psicoterapia. È chiaro che se vi fosse un accordo fra i due modi di catalogare questo genere di disturbo si potrebbero avere diagnosi e terapie standardizzate, cosa che oggi purtroppo non c’è ancora.

La terapia del suono prevede di far ascoltare al paziente dei suoni, regolandoli nell’intensità per riuscire a capire dov’è il punto di desensibilizzazione per procedere progressivamente a un riadattamento agli stessi. L’esposizione al suono fastidioso viene fatta quotidianamente, all’inizio anche molte volte al giorno per arrivare ad un certo punto in cui il paziente resta, se non indifferente, in grado di controllare le sue emozioni. La terapia cognitivo comportamentale prevede di far capire le cause del problema al paziente cosicché possa riuscire poi a controllarne gli effetti. Come sempre, la prima cosa da fare per risolvere un problema è comprenderne l’esistenza e accettarlo per poi correggerlo e risolverlo.

Dr. Bottazzi Ronni

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