Come funziona davvero l’udito

In questo blog abbiamo parlato spesso di come funziona l’orecchio, oggi andremo oltre e vedremo il meccanismo che ci permette di sentire parole, riconoscerle e capirne il significato.

Il meccanismo che permette di associare la parola sentita al suo significato è noto come elaborazione semantica. Questo processo coinvolge diverse aree cerebrali, tra cui la corteccia uditiva primaria e la corteccia temporale mediale, che si occupano della percezione uditiva, e le aree associative, come la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale inferiore, che si occupano dell’elaborazione semantica.

Durante la percezione uditiva, le onde sonore vengono trasmesse all’orecchio e analizzate dalla corteccia uditiva primaria. Qui, le variazioni di frequenza e intensità delle onde sonore vengono convertite in impulsi elettrici che vengono inviati alle aree associative per essere interpretati.

Negli ipoacusici (coloro che sentono meno del normale) è molto frequente l’espressione “sento che mi parlano ma non capisco il significato delle parole”. E’ qui che entra in gioco la figura dello specialista : è lui che deve verificare se e come è possibile ripristinare la soglia uditiva e tornare a una capacità comunicativa naturale, eliminando la cosìdetta “dissociazione verbo-tonale”.

La dissociazione verbo-tonale

Questo termine indica che il verbo, la parola espressa dall’interlocutore, è completamente diversa dal tono percepito dal paziente e per questo si parla di dissociazione. Il problema è tutto nelle frequenze: le ipoacusie più diffuse sono relative all’invecchiamento cellulare e presentano una caduta sulle frequenze acute. Consonanti come S,F,T diventano quindi di difficile individuazione costringendo il paziente a dover ricostruire il messaggio verbale percepito tramite associazioni di pensiero. “Stiamo parlando di cucina, ho sentito questa parola, allora probabilmente ha detto che” questo meccanismo nel tempo porta a un sovraffaticamento del cervello con conseguente aumento di problematiche correlate come maggiore incidenza di malattie neurodegenerative, restringimento del campo sonoro percepito, isolamento sociale e altro.

Abbiamo messo molta carne al fuoco proponendo una serie di termini sui quali è necessario riflettere per poter comprendere a fondo quanto detto. Per questo vi invito a commentare l’articolo in caso di dubbi e a visionare la parte 2 di questo articolo che sarà materia del prossimo articolo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *