Apparecchi acustici: tipologie e modelli

Gli apparecchi acustici sono strumenti che si utilizzano per compensare i deficit del sistema uditivo dei pazienti audiolesi. Questi possono avere un grande miglioranto nella qualità della propria vita, tornando a interagire col mondo esterno. Molte aziende si occupano esclusivamente di vendere questi apparecchi, utilizzando spesso metodi commerciali come la prova gratuita e fornendo poca o nulla assistenza. Come Studio Udire consigliamo sempre di valutare prima altre strade: spesso i problemi di comunicazione possono essere arginati con semplici accorgimenti, senza spendere cifre proibitive. Per fare questo però, occorre rivolgersi a uno specialista del settore, evitando quindi i meri venditori.

Il funzionamento degli apparecchi acustici è semplice, ma strategico. Nella parte più interna dell’orecchio sappiamo esserci la coclea, l’organo dell’udito per eccellenza. Essa è connessa al cervello mediante un nervo che trasmette i suoni, tramutati in impulsi nervosi. Questa trasformazione fondamentale avviene grazie alle sue cellule ciliate (l’organo del Corti) e al fluido che vi scorre internamente, cioè l’endolinfa.

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In alcuni soggetti (per vari motivi) con problemi d’udito è possibile che le vibrazioni sonore che arrivano nella coclea, non siano sufficientemente intense per essere trasformate in informazioni sonore e di conseguenza il cervello non le elabora. Il paziente che soffre di questo problema afferma che:

Sento ma non capisco.

Grazie agli apparecchi acustici queste vibrazioni sonore sono accresciute rispetto al reale, per adattarsi alle difficoltà uditive di queste persone. In sostanza “si alza il volume dei suoni provenienti dall’esterno” cosicché un sistema cocleare problematico riesca ad elaborarle normalmente e la persona, così, sente.

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Come funziona l’apparecchio acustico?

Un apparecchio acustico classico è costituito da tre componenti fondamentali:

  1. il microfono, che capta i suoni dall’esterno;
  2. un computer nel caso di un circuito digitale;
  3. l’amplificatore, che alza l’intensità dei suoni;
  4. un ricevitore, che convoglia i suoni verso il timpano;

Tutto questo rimane in pochi millimetri di dimensione all’interno del condotto uditivo o dietro il padiglione auricolare. C’è una netta differenza tra una soluzione uditiva digitale multicanale e un amplificatore acustico. Quest’ultimo alza tutti i volumi intorno alla persona senza nessuna selezione, nessun criterio personalizzato, nessuna distinzione causando spesso grossi disagi a chi li utilizza. Costano poco e rendono poco. La soluzione uditiva digitale multicanale invece, viene adattata all’udito della persona e in base alle situazioni d’ascolto dà risalto a ciò che è più importante per il paziente. Con l’apparecchio acustico o soluzione uditiva è possibile tarare frequenza per frequenza a seconda delle necessità del paziente. Un apparecchio acustico è tutto fuorchè un semplice amplificatore. Aumentare solo il volume dei suoni infatti è inutile da un punto di vista di comprensione. L’aiuto uditivo va regolato in base alle singole esigenze del paziente, al suo tracciato audiometrico e alle sue abitudini di vita. Per questo occorrono numerose strumentazioni che solo uno studio audiospecialistico di qualità può avere. Spesso, per trovare i giusti valori ci vogliono più test.

Questi apparecchi sono normalmente indicati a chi ha una sordità di origine neurosensoriale o trasmissiva. Il termine più corretto non è sordità ma ipoacusia (che vuol dire sentirci poco) perché la sordità corrisponde alla totale perdità dell’udito (come il cieco per la vista). La gravità dei casi cambia, così anche il tipo di apparecchio e i parametri della sua regolazione. L’uso dell’apparecchio può interessare un solo orecchio o entrambi, in base al tipo di problema del soggetto.

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Tipologie di apparecchi acustici

Ricordo che per poter comprendere se è necessaria l’applicazione di uno o due apparecchi acustici e che tipo di soluzione è più idonea alle proprie esigenze, conviene rivolgersi a uno specialista che valuti il singolo caso. Esistono tantissime tipologie di protesi acustiche, di vari marchi e modelli, dai più classici e semplici a quelli di ultima generazione come gli apparecchi acustici invisibili. Di norma lo spartiacque è fra quelli retroauricolari e quelli endoauricolari.

  • Gli apparecchi acustici retroauricolari sono così chiamati perché si portano dietro l’orecchio mettendoli sulla parte posteriore del padiglione. Sono comodi da maneggiare, si tolgono/mettono in pochi secondi. Vanno bene per tutti i livelli di deficit e sono perlopiù fatti in serie, in modo standard.
  • Gli apparecchi acustici endoauricolari sono invece indossati all’interno dell’orecchio e per questo si chiamano anche intrauricolari. Questi sono quasi invisibili e vanno fatti anatomicamente su misura per restare ben saldi. Questo tipo di tecnologia è ideale per l’adulto in età lavorativa e le persone dinamiche grazie alla sua discrezione ed alla notevole amplificazione, ponendo il ricevitore (o altoparlante come detto precedentemente) vicino al timpano. Ultimamente la grande industria propone sempre meno questo tipo di tecnologia, preferendo l’apparecchio retroauricolare in modo da fornire a chiunque un apparecchio identico.

Sia i retroauricolari che gli intrauricolari possono essere di vario genere, distinguendosi per caratteristiche, dimensioni, visibilità. In base al tipo di problema un professionista sa consigliare quello più adatto.

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I modelli più diffusi di protesi acustiche

Apparecchi acustici retroauricolari – esterni

  • Modello standard: il classico modello di apparecchio BTE (behind the ear) e segue la forma del padiglione auricolare restando nascoto tra il padiglione e la testa. Questo resta appoggiato al padiglione grazie a un tubicino che passa sull’elice e termina all’apertura del condotto uditivo. Qui, in cima a questo tubicino c’è un microfono che capta i suoni.
  • Open ear: questi dispositivi sono quasi identici a quelli appena descritti, salvo nelle dimensioni che sono relativamente più piccole.
  • RIC con altoparlante: anche in questo caso il dispositivo è simile, con l’unica differenza che l’amplificatore è ubicato più centralmente nel padiglione, vicino al timpano. Nel tubicino che scende dall’orecchio passano i fili di collegamento del sistema. Questo sistema però è ancora più visibile di quelli su menzionati.

I retroauricolari sono quelli generalmente più visibili e meno adattabili alle esigenze del singolo paziente: per questo sono quelli che vengono dati in prova.

Apparecchi acustici endoauricolari – interni

  • Gli intrauricolari ITE (In The Ear): si caratterizzano per una forma fatta su misura del condotto uditivo del soggetto, cosicché è possibile inserirlo senza problemi e rimane ben fermo e saldo dando il massimo comfort. Questo modello è comodo anche per il buon risultato estetico.
  • Intrauricolari pretimpanici CIC (Completely In the Canal): il sistema funziona come il precedente, ma il modello è più piccolo e consente l’inserimento ancora un po’ più internamente al condotto uditivo. Il risultato estetico quindi è ancora migliore.
  • Gli apparecchi acustici ghost o IIC (Invisible In the Canal): questo dispositivo è ancora più piccolo e quindi va infilato molto più internamente rispetto agli altri, risultando questa volta veramente invisibile anche guardando attentamente. È chiaro che è fatto su misura del condotto del soggetto.

Esistono anche apparecchi acustici intrauricolari standard e sono quelli che vengono dati in prova.

Non esiste la miglior teconoglia uditiva ma la miglior tecnologia uditiva per le esigenze di quel singolo paziente.

Ricordiamo comunque che, come già affrontato in altri articoli, l’apparecchio acustico deve essere considerato come l’ultima spiaggia e in tanti casi si può migliorare l’udito anche senza apparecchi. Compila il modulo a lato per la tua consulenza gratuita.

Dott. Ronni Bottazzi

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