Le batterie al litio e gli accumulatori ormai sono utilizzati in qualsiasi strumento tecnologico. Vediamo se vanno bene anche per gli apparecchi acustici ricaricabili: pro e contro.
Durabilità
Prima di tutto occorre ragionare sull’utilizzo che ne facciamo: se siamo persone attive, che vanno molto in giro o sono impegnate per tutto il giorno ci sono cose da tenere a mente.
Gli accumulatori hanno una resa diversa nel tempo e a seconda dei cicli di ricarica che facciamo la loro affidabilità diminuisce. Secondo diversi pareri gli accumulatori hanno durate variabili ma tutti, oltre a una certa soglia di utilizzo, perdono sensibilmente capacità di ricarica.
Lo vediamo tutti i giorni col nostro cellulare, nei primi anni di utilizzo va tutto bene, poi la batteria tiene sempre meno. Ecco, immaginiamo questa situazione su apparecchi da migliaia di euro e su persone attive, vi immaginate dovervi assentare da lavoro per aspettare la ricarica del vostro accumulatore prima di poter parlare con le persone? Sarebbe un grave handicap.
Dimensioni
Attualmente l’accumulatore più piccolo possibile è grosso più o meno quanto una nocciola, questo vuol dire che è utilizzabile solo per modelli di apparecchio esterni al condotto uditivo, ovvero retroauricolari. In caso di apparecchi endoauricolari, ovvero completamente nell’orecchio, il risultato è quello di avere un vistoso auricolare da telefono. Se ci interessa la discrezione quindi è assolutamente sconsigliato.
Sostituzione
In ambito uditivo dobbiamo sempre ragionare sulla longevità degli apparecchi acustici: meno cose ci sono, meno cose si rompono. Rischieremo altrimenti di essere sempre dipendenti da costose riparazioni fino a che non ci consiglieranno di sostituire l’apparecchio perchè non più supportato dalla casa madre.
La soluzione
Attualmente, se siete persone attive e dinamiche gli apparecchi acustici ricaricabili sono ancora sconsigliati. Le batterie usa e getta sono ancora oggi impareggiabili, forniscono la stessa potenza sempre e per anni e in occasioni importanti potete sempre sostituirle per avere il miglior udito.
Occhio però a smaltirle con accortezza, il pianeta vi ringrazierà.
Anch’io sono assolutamente contrario alle protesi ricaricabili! I miei orari sono molto variabili a volte ed motivi di viaggi torno alle due di notte, oppure mi alzo alle cinque e indosso subito le protesi però non hanno una autonomia fino a sera tardi perché alle 22.00 sono da ricaricare. Altro problema quando vado in viaggio devo portare dietro il ricaricatore con il filo,
Ma dove sta il vantaggio? Una nuova tecnologia deve portare una migliore comodità! Io le batterie le porto nel portafoglio smette a disposizione.. molto più comodo.
Ho chiesto al audioprotesista di sostituirle con la vecchia tecnologia a batteria 312 a chi lui è d’accordo con me
Grazie per aver condiviso la sua esperienza Quintilio. Il problema per me è sempre il marketing: qualsiasi nuova tecnologia viene vista come una prodezza e spacciata come panacea di tutti i mali ma alla fine gli accessori di cui si tratta sono per l’appunto accessori. Oggi, con tutte queste nuove aziende di apparecchi che aprono, c’è il rischio che si veda l’apparecchio acustico come un cellulare molto costoso, quando mi ha stancato lo cambio. Ciò che deve essere il focus dell’audiospecialista e del paziente invece è risolvere un problema di salute il più a lungo possibile. Attualmente l’approccio con accumulatori ricaricabili è deficitario di longevità sia intesa come vita della batteria giornaliera che come vita della batteria totale. La tenuta al 100% della batteria è mediamente garantita per circa 500 cicli di ricarica, questo vuol dire che dopo circa un anno e mezzo (se ricarico tutti i giorni l’apparecchio) avrò una resa intorno all’80% e poi a scendere. La pubblicità dirà sempre che ha la soluzione ai nostri problemi, sta a noi capire cosa ci serve davvero e quando spendere è inutile.